Didattica e Cybersecurity: Nabbovaldo e il gaming didattico

La generazione Z si identifica con gli elementi digitali, ha una naturalezza acquisita con essi e ne comprende fino in fondo le potenzialità e i possibili sviluppi. La conoscenza approfondita di internet li porta a capire la tecnologia e cogliere opportunità in maniera naturale e semplice. I nativi digitali usufruiscono ogni giorno della tecnologia tramite app, social, videogame e dirette streaming, e non sempre solo per divertimento: usano internet anche per scoprire nuove cose, per informarsi, comprare e vivere esperienze.

Recenti ricerche portate avanti sul mercato italiano hanno evidenziato dati importanti:

  • Il 91% dei giovani sceglie o sceglierebbe a parità di compenso e mansioni un impiego smart e tecnologicamente avanzato.
  • 80% crede fermamente nel potere della tecnologia di creare un ambiente lavorativo, domestico e comunitario più inclusivo e diversificato.

Ma non solo i giovani sono attenti alle novità del momento come il Metaverso e le carriere nel digitale, proprio questa facilità d’uso alle volte può essere un pericolo. Una confidenza così naturale con la tecnologia privata dei giusti strumenti e guide può portare a conseguenze gravi come la perdita di dati personali, alcuni dei quali anche sensibili. Ed è per questo che bisogna prestare molta attenzione al tema della cybersecurity.

La cybersecurity e la protezione della privacy

Proprio la diffusione di internet all’interno della IoT (Internet delle cose), della dimestichezza delle nuove generazioni e dell’ampliamento della conoscenza di internet a quelle vecchie, genera ogni giorno una quantità impressionante di dati personali. Questi cluster di dati vengono raccolti, condivisi e utilizzati da diversi soggetti quali autorità pubbliche ed enti privati per diversi scopi, che sia tracciamento o marketing. 

L’enorme mole di dati ha generato non solo nuove professioni capaci di fare analisi dei big data, ma anche problemi relativi alla privacy e le conseguenti soluzioni atte a proteggere i dati sensibili. Ecco perché diventa davvero importante trasmettere a tutti l’importanza della sicurezza online, e in particolar modo ai più giovani, che con internet hanno un rapporto simbiotico. Per questo, ad esempio, Instagram ha rilasciato una guida per la formazione dei genitori sulla sicurezza informatica e la tutela della privacy dei propri figli.

L’importanza della cybersecurity e della protezione delle informazioni personali può essere trasmessa in diversi modi: uno dei più innovativi è quello della gamification, ovvero dell’utilizzo di giochi interattivi per rendere la didattica interessante ed efficace come non mai. 

I videogiochi come ausilio alla didattica

Sebbene negli occhi dei bambini l’ambiente di gioco e quello della scuola siano ben separati, con questo nuovo tipo di didattica inclusiva che utilizza i videogiochi e gli ambienti interattivi il confine si fa più indistinto. I game sono uno strumento molto potente per la didattica che permette di rendere le lezioni divertenti e di portare il tutto in un terreno di gioco favorevole a entrambi:

  • Gli insegnanti avranno metriche precise per stabilire l’apprendimento e i progressi di ogni singolo alunno
  • I giovani si muoveranno in un ambiente a loro conosciuto e in cui si trovano a proprio agio e hanno la libertà di esprimersi pienamente, senza restrizioni.

Inoltre, apprendere divertendosi è un metodo efficace sotto diversi punti di vista che andremo ad analizzare. 

I vantaggi dei videogiochi educativi

I videogiochi educativi oggi non sono più da considerare come una sorta distrazione, se ben sviluppati, i videogiochi possono diventare una vera e propria best practices che necessita di essere implementata sempre di più a scuola o nei laboratori didattici, e che mette in campo ciò che già da decenni si conosce: ovvero che la crescita di un giovane è favorita dal gioco. L’unica differenza è che con il cambio di generazione bisogna cambiare anche il paradigma e abbracciare il gaming.

Uno dei principali vantaggi di questo tipo di giochi è la sfida, il livello da completare. All’interno di un videogioco didattico per salire di punteggio, per andare oltre e finire il gioco lo studente dovrà apprendere delle nozioni e ciò che lo porterà a voler sapere e lo farà  in maniera intuitiva e veloce; soprattutto con  l’assenza di costrizioni e il divertimento di completare una sfida le ricerche dicono che ricorderà meglio e più a lungo ciò che ha imparato.

Esistono diverse branche del gaming educativo che possono insegnare e appassionare alla musica oppure portare avanti in maniera empatica e costruttiva insegnamenti di storia eppure quello che mancava, ancora oggi, era qualcosa che introducesse l’importante concetto di un uso consapevole della tecnologia, con il videogioco Nabbovaldo e il ricatto del Cyberspazio questo lato oscuro è stato colmato. Vediamo insieme come:

Attraverso Nabbovaldo si potrà puntare su di un gioco che premia il raggiungimento degli obiettivi di base dell’apprendimento, coinvolgendo i ragazzi all’interno di un mondo che ben conoscono e le cui dinamiche apprezzano.

L’apprendimento grazie ai videogiochi è una frontiera dell’educazione che da qualche anno sta ricevendo sempre più attenzione poiché permette di creare un’interazione empatica che renda piacevole imparare qualcosa per i giovani.

Non è un elemento che si sostituirà alla didattica frontale e all’insegnante ma uno strumento che può essere usato per molteplici scopi e fornire veri e propri appigli educativi laddove ve ne è bisogno, sarà possibile con i videogiochi educativi raggiungere un livello di apprendimento nuovo, più smart e multidirezionale capace di integrare diverse materie e di dare un nuovo approccio multidisciplinare alla didattica.

Un progetto interessante: Nabbovaldo e il ricatto del Cyberspazio

Nabbovaldo e il ricatto del Cyberspazio è il serious game pensato per un target di giovani adolescenti; il videogame nasce con uno specifico obiettivo: quello di sensibilizzare i giovani utenti della rete su quelle che sono le questioni primarie riguardanti la privacy e la sicurezza informatica. Di seguito il teaser del gioco:

Questo è un obiettivo molto ambizioso ma allo stesso tempo necessario poiché sono i nativi digitali quelli più propensi ad utilizzare app, videogiochi e siti e proprio per questo devono conoscere il modo più efficace per tutelare i propri diritti riguardo le informazioni digitali e il rispetto della privacy. Proprio con il gioco digitale sarà possibile comporre un ponte tra i giovani dagli 11 e i 13 anni e la didattica, sviluppando tecniche basate sul divertimento e il gioco.

Nabbovaldo e il ricatto del cyberspazio è pensato per essere utilizzato in maniera singola da bambini e ragazzi sia in aula che nel corso di lezioni e laboratori dedicati. Il videogame, infatti, attraverso quelle che sono le modalità tipiche dei gioco digitale, si pone come obiettivo l’insegnamento, e lo fa in un modo inconsueto e divertente, del corretto comportamento da tenere in rete.

Tra gli insegnamenti che è in grado di trasmettere vi è la conoscenza: 

  • Dei termini informatici e del loro contesto
  • Delle nozioni di base di navigazione online sicura
  • Dei comportamenti corretti da tenere sul web (netiquette).

Inoltre, permette attraverso la sezione dedicata chiamata Nabbopedia di conoscere le definizioni di termini come: adWare, Firewall, Trojan, Antivirus, Troll, Spyware e molto altro ancora. 

Attraverso il raggiungimento degli obiettivi, la sfida personale e il divertimento, l’App permette di apprendere in maniera semplice e immediata, poiché a fine lezione viene generato un punteggio finale che mette in luce l’effettiva conoscenza del videogiocatore sui pericoli del web con particolare enfasi sul file sharing, sui virus, le truffe online e i social network ovvero tutti quegli ambienti frequentati principalmente dai giovani e giovanissimi stabilendo la base per una consapevolezza maggiore. 

Chi ha sviluppato il videogioco?

Entrando all’interno di questo progetto molto interessante, vediamo chi vi è dietro le quinte. Si tratta di un’iniziativa della Ludoteca del Registro.it, un progetto nato in seno all’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa e in collaborazione con il CNR.

È stato sviluppato in collaborazione con Symmaceo e Grifo Media ed è scaricabile come app sia su IOS che Android; è prevista anche una versione desktop per MacOs e Windows per integrare l’utilizzo in classe sia per studenti che per insegnanti. 

In questo modo questo serious game potrà essere utilizzato in entrambi i modi così da divenire uno svago e insieme un modo per mettere alla prova sé stessi imparando di più sulle possibili minacce di internet.

La presentazione di Nabbovaldo e il ricatto del cyberspazio

Il videogioco creato in collaborazione con il CNR e l’Istituto di Informatica di Pisa è stato presentato a Roma in occasione dell’evento RomeVideoGameLab 2021, di seguito è possibile vedere una cronaca della presentazione ad opera di Giorgia Bassi e Beatrice Lami:

In questa occasione è stata spiegata anche la trama che è possibile vedere anche nel trailer d’esordio: il protagonista del videogioco Nabbovaldo è un giovane di Internetopoli ed è appassionato dell’online ma poco consapevole dei suoi rischi.

Durante il gioco dovrà affrontare un ramsonware, un virus malware, che tiene in scacco la città. Con una grande avventura e minigiochi bisognerà indagare e scoprire come eliminare il virus per salvare la città.

Conclusione

Adesso che conosci anche tu le potenzialità di quelli che sono i serious game, i videogiochi dedicati all’apprendimento cosa farai? 

Nabbovaldo è un videogame innovativo che punta ad avvicinare i giovani all’istruzione e alla competenza necessaria per utilizzare l’interno mondo del web in sicurezza e non a respingerli con metodiche che non riescono più a fare breccia. Il settore del gamification non si ferma solo all’apprendimento scolastico ma è implementato anche all’interno di società e aziende ben strutturate per fornire a dipendenti e formatori un progetto smart e innovativo.

Intervista alla Ricercatrice del CNR

Leggi l’intervista alla ricercatrice del CNR con le risposte alle domande delle insegnanti che hanno visionato il gioco didattico di Nabbovaldo.

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